«Secondo un sopravvissuto, "[i maori] iniziarono a sgozzarci come pecore ... noi eravamo terrorizzati, e cercavamo di darci alla macchia o di nasconderci in qualche buco sottoterra. Ma non servì a nulla, ci scoprirono e ci uccisero, uomini, donne e bambini indiscriminatamente." Sentiamo un maori: "Abbiamo preso possesso dell'isola, secondo i nostri costumi, e abbiamo catturato tutti, Nessuno è riuscito a scappare. Chi fuggiva l'abbiamo ucciso, e così tutti gli altri. Ma che importa? Questi sono i nostri costumi.»
Le guerre del moschetto sono una serie di guerre tribali avvenute tra vari gruppi maori tra il 1807 ed il 1837, in Nuova Zelanda (incluse le Isole Chatham). Nelle battaglie perirono tra le 20.000 e le 40.000 persone locali, decine di migliaia di māori divennero schiavi, alterando significativamente i confini del rohe, prima dell'imposizione del governo coloniale degli anni 1840.[2][3] Le guerre vengono viste come un impatto fatale tra il rapporto degli indigeni e degli europei.[4]
L'aumento massivo dell'uso dei moschetti nelle guerre intertribale, portò a dei cambiamenti nella progettazione delle fortificazioni dei pā, che in seguito sarebbero diventate di vitale importanza nelle Guerre māori contro gli europei.